di Eleonora Vicario Nonostante i diversi tentativi di scuotere le stanze del Potere italiane, il nome Amadeo Peter Giannini, o meglio, A.P. Giannini, rimane sconosciuto ai più. In un momento in cui sarebbe utile infondere speranza in una popolazione sconfortata dai gravissimi danni economici causati dal coronavirus, il messaggio comunicato dalla vita di questo banchiere originale potrebbe essere un soffio di ottimismo e di coraggio. Forse è proprio per questo che negli ultimi mesi sono apparsi diversi articoli sulla stampa italiana che ne raccontano la storia. All’estero la vita di Giannini viene raccontata da anni: In Italia ne troviamo alcune note: ©gettyimages.it Sporadici studi di persone curiose e attente, iniziative autonome di centri lontani dal potere mentre invece ogni città dovrebbe avere una piazza a lui dedicata, i libri di storia citarne le opere, gli economisti averlo come esempio etico! Come dice nella sua relazione Davide Giacalone, il nome di un gigante del male come Don Vito Corleone è noto a chiunque mentre un gigante del bene come A.P. Giannini è ignoto ai più. Nessun riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, un’unica lontana celebrazione, nessun orgoglio per un figlio d’Italia che tanto ha fatto per i suoi connazionali emigrati negli Stati Uniti e per gli italiani in genere. Nacque nel 1870 a San Josè, in California, da genitori italiani emigrati che vivevano grazie a un banchetto di ortofrutta ma che riuscirono a farlo studiare; nel 1904, Giannini decise di aprire una nuova banca che non avesse la clientela ricca che si accalcava generalmente nei vari istituti dell’epoca. Cercò piuttosto di aiutare immigrati – principalmente italiani - che presentassero caratteristiche ben precise: calli alle mani, voglia di lavorare e attaccamento alla famiglia, quella gente che di sicuro non avrebbe avuto accesso a finanziamenti bancari. Chiamò questa banca Bank of Italy e rivoluzionò il sistema bancario. La prima sede fu in un saloon di North Beach dove risiedeva la comunità italiana e oggi è diventata la Bank of America Corporation, una banca multinazionale con sedi in tutto il mondo. Quando il terremoto del 1906 distrusse la città di San Francisco, Giannini usò dei carretti della frutta per trasportare il denaro della Bank of Italy nella sua abitazione e subito riaprì la banca in una sede di fortuna dove iniziò a distribuire denaro a chiunque ne avesse bisogno, annotando solo i nomi e le cifre che consegnava senza richiedere interessi e con ricevute a volte firmate solo con una croce. La ricostruzione di San Francisco non sarebbe stata possibile, senza di lui, per quelle persone che avevano perso tutto, anche la speranza. 21c_Amadeo_P_Gianni_USA_stamp Dopo il 1920 Giannini allargò la sua sfera di interessi rivolgendosi anche a forme di cultura che proprio in quegli anni andavano evolvendosi. Nel 1914 il messinese Giovanni Rappazzo realizzava l’unione delle immagini visive al suono: era l’inizio del film sonoro, anche se ancora sarebbero passati alcuni anni dalla vera fine del muto. Casualmente, Giannini seppe che un giovane non riusciva a trovare un finanziamento per un lungometraggio che raccontava di povertà e riscatto, di bontà e di privazioni: era Charlie Chaplin. Così Giannini investì 50.000 dollari per la realizzazione del film muto Il monello che uscì nel 1921 e naturalmente la sua banca rientrò ampiamente dell’investimento fatto. Il 27 ottobre 1927 la Warner Bros proiettò il primo film sonoro dove alle immagini non si aggiungeva soltanto la musica ma anche la voce degli attori. Nel corso degli anni ‘30 Giannini divenne amico di Walt Disney con il quale discuteva della capacità di comunicazione che si concretizzava con i film e con i messaggi promozionali: fu infatti uno dei primi a usare la pubblicità per invogliare gli americani ad investire nella sua banca. Quindi finanziò i primi cortometraggi di Mickey Mouse, il film Biancaneve e i sette nani, e dopo il grande successo di questo lungometraggio, tutti i successivi film di Disney. Insieme a Walt Disney aiutò anche Frank Capra, anche lui come Giannini di origini italiane e colpito dalla crisi del ‘29, finanziando alcuni dei suoi film. Irrefrenabile, nel 1932 finanziò il Golden Gate senza richiedere interessi per la banca perché era certo che il ponte avrebbe aiutato San Francisco a uscire dagli enormi problemi economici di quegli anni; dal ‘33 al ‘37 finanziò la costruzione di ponti e dighe, poi la costruzione di navi, di aerei e nel 1945 creò la Giannini Family Foundation per promuovere la ricerca scientifica. Alla fine della Seconda guerra mondiale partecipò alla ricostruzione dell’Italia aiutando fra gli altri la Fiat, la Rai, l’Alfa Romeo e varie Università. "A.P. Giannini Association" Morì nel 1949 seminando benessere e mostrando cura verso gli altri per tutto l’arco della sua vita, superando difficoltà personali e tragedie nazionali, sempre disposto a ricominciare da capo con impegno, determinazione e altruismo. E’ per questo che ritengo che dovrebbe avere una rilevanza maggiore nel nostro Paese quale esempio per i nostri buonisti non buoni, per una popolazione concentrata su se stessa e involgarita dall’aggressività verbale (principalmente se seduta dietro una tastiera!), per una classe politica incolta e presuntuosa. La gratitudine non rientra tra le nostre prerogative.